sabato 29 gennaio 2011

Il signor B. non è Mazinga Z e nemmeno il nonno di Heidi.

Generazione Cartoon - Prima puntata


 Breve nota autobiografica.
 Sono nata nella seconda metà degli anni '70.
 Sono cresciuta con i cartoons e la TV commerciale negli anni '80. Sono andata al Liceo e all'Università, contemporaneamente alla fine della Prima Repubblica e all'inarrestabibile escalation  politica del signor B., negli anni '90. Assisto attonita alla cancellazione dei diritti dei lavoratori e al vilipendio della dignità delle donne nel primo decennio del XXI secolo. Non sembra ma tutti i fenomeni in elenco sono collegati. Ammettiamolo, il sostanziale immobilismo e il disinteresse politico di una grande parte della mia generazione ha in qualche modo a che fare con gli input arrivatici dalla nascente TV di massa. Nei cartoons era tutto abbastanza semplice: c'erano i buoni, i cattivi, i belli, i brutti, gli amori, i drammi, i superpoteri e le lacrime ma  alla fine sostanzialemente il BENE prevaleva. Visione alquanto manichea in cui, non a caso, i buoni, ben  prima del fenomeno Ugly Betty, erano anche inequivocabilmente fighi. E, dato che gli eroi " son sempre giovani e  belli", nemmeno ci siamo accorti che Capitan Harlock aveva un occhio menomato. Ecco, il problema che  molti di noi sembrano avere con la percezione della realtà, e quindi con la possibilità di un "impegno politico", nasce da lì. Forse abbiamo acquisito, assorbito e metabolizzato una visione alquanto semplificata della realtà. Un modo di leggere il mondo in cui non sono l'impegno quotidiano e la fatica a costruire le fortune delle persone e delle società ma i colpi di fortuna sostituiti spesso dalle mirabolanti imprese dei SUPEREROI. E così, finiti gli anni '80,  è arrivata Tangentopoli e abbiamo applicato lo schema: i buoni, i cattivi e i supereoi. Cioè, gli altri hanno così dipinto la scena e noi, ingenuamente, abbiamo bevuto tutta d'un fiato questa nuova "serie TV". Le idee sono passate in secondo piano, alcuni cattivi sono stati fatti fuori e altri, con un talento degno di Lulù e il fiore dei mille colori, hanno cambiato casacca.  Siamo passati quindi alla Repubblica 2.0 e, con questa nuova release dello Stato italiano, è arrivato il signor B.. Perfetto, c'era anche il SUPEREROE. Beh, non che a tutti piacesse questo paladino degli inesistenti futuri posti di lavoro, ma il modello comunicativo funzionava. Sono passati 16 anni, la metà della mia vita, e lui è ancora lì. Nemmeno di Candy Candy e di Lupin III  hanno trasmesso così tante puntate.  A partire quindi da questi due momenti epocali quello che ha dominato la storia italiana è stata la ricerca del leader a sinistra e l'esaltazione del capo a destra. Ai programmi, ai fatti, ai valori si è sostituita la retorica dell'eroe e dell'antieroe. E noi, la generazione che a metà degli anni '90 è diventata maggiorenne, senza nemmeno capirlo, abbiamo accettato il tutto. Perchè in fondo, siamo sinceri, a noi l'idea che qualcuno, di destra o di sinistra, arrivi e risolva tutto non solo non dispiace, ma sembra quasi naturale. Perchè sforzarsi quando da un momento all'altro potrebbe arrivare il SUPEREROE?Bene adesso, constatato che il signor B. non è Mazinga Z, non è il nonno di Heidi, ma al massimo assomiglia a uno dei Puffi o a Mister Magoo, sarebbe il caso di smettere di aspettare anche il SUPEREROE di sinistra e ricominciare a parlare di fatti e problemi. 




mercoledì 26 gennaio 2011

CI VUOLE UN FIORE.


Comincio a pensare che noi italiani abbiamo qualche problema nel capire il fondamento della democrazia : l'uguaglianza di diritti. Sappiamo di essere tutti uguali ed, erroneamente, ci sforziamo di esserlo. Più osservo la realtà e più ho la sensazione che stiamo diventando gli uni i cloni degli altri. Salgo in tram: tutti vestiti di nero. Che conformista tristezza. Accendo la TV : apprendo di tante ragazze, tutte belle e tutte disponibili, che ballano attorno ad un anziano . Sfoglio il giornale: tutti sparlano del signor B. ma nessuno avanza proposte costruttive per il Paese. Sento i discorsi dei miei compagni di corso: ancora stereotipi sull'avvenenza delle donne. Stai a vedere che abbiamo tutti frainteso e invece di cercare l'uguaglianza di diritti, doveri e opportunità stiamo cercando di essere tutti UGUALI. Identici negli abiti, nella taglia, nel modo di pensare, nella voglia di un facile successo e nell'oblio di certe bruttezze ed ingiustizie.  Sembra quasi che le uniche anticonformiste rimaste  siano le quattro margherite  fiorite in una delle tante aiuole della Capitale in pieno Gennaio.

sabato 15 gennaio 2011

Estetica dei suburbi



Non è vero che ci si abitua al Brutto.
Forse è possibile assuefarsi al Bello, non il contrario.
Ma cosa distingue il Brutto dal Bello  ?

Il caso mi ha fatto crescere in mezzo a un paesaggio allietato da morbide dune di creta  e costellato da amene strutture medievali. La mia perversione mentale mi ha fatto trascorrere diversi anni nella laguna più splendidamente decadente che conosca. La sorte poi mi ha fatto assaporare la decadenza vera. Passare le giornate, tutte, inesorabilmente, a vagare per il suburbio di Roma è stato abbastanza scioccante. La borgata, la periferia, quello che viene dopo: gli agglomerati indefinibili. In principio ha prevalso lo sguardo "allucinato". Subito dopo l'osservazione stupita, quasi infantile. Una via di mezzo tra "Caterina va in città" ed ET che visita il nostro pianeta. A un certo punto mi sono sentita un po' voyer, avvertivo che il brutto di certe periferie non mi apparteneva, mi sembrava,  nel corso delle mie giornate lavorative "suburbane", di spiare la vita segreta degli altri. Alla fine mi sono innamorata.  Ho trovato la mia chiave di lettura e tutto è cambiato. Ho iniziato a considerare la bruttura architettonica imperante una sorta di rumore di fondo, un tessuto uniforme in cui d'un tratto, improssivamente, inaspettatamente compare qualcosa di Meraviglioso. Perchè qualcosa di Bello, se lo si cerca, c'è sempre. A volte la chiesa di un celebre architetto, altre il succedersi di caseggiati color pastello sullo sfondo di un cielo plumbeo. Talvolta i complicati espedienti utilizzati per sostenere un antico sepolcro romano, spesso fantastiche piante decorate da morbidi gatti. Ho scoperto che la Periferia ha una Bellezza Barocca che si manifesta quando non te l'aspetti. Per questo  continuo, in qualche modo, ad amarla.



Vi consiglio vivamente PERIFERIE a cura di S. Scateni.

Il paradosso di Fromm.

Non ho certezze.
Continuerò a non avere un lavoro sicuro.
Non credo avrò mai una vita "normale".
Di conseguenza non ho un futuro roseo.

Tuttavia, sono viva.
Sono una persona che pensa con la propria testa.
Sono una donna e sono felice di esserlo.
Sono libera di dire di no. 
Sono fiera di studiare cose "improduttive".

Ricomincio ad avere entusiasmo.
Ho voglia di fare.
Ho necessità di scrivere.
Ho bisogno di cambiare.

Forse ESSERE è l'unica condizione necessaria per AVERE le cose che mi interessano.


giovedì 13 gennaio 2011

Come un bradipo col binocolo.












Prima di  naufragare nella METROPOLI ero serena.

Poi ho cominciato a vivere con senso di colpa ogni mia forma di lentezza .
Dopo un po', invece di accelerare per cercare di superare gli altri, mi sono fermata. In questo momento sto imparando di nuovo ad osservare.Nel corso di questa fase di apprendimento ho deciso di condividere qualche riflessione sull'inutilità di certe corse, sull'indispensabile lusso della lentezza e soprattutto sulla necessità dell'ironia.